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COMUNICATO STAMPA DEL 3
GIUGNO 2017
ESPERTI A CONVEGNO A
LANZADA: SPORT INVERNALI
E CORSA IN MONTAGNA INSIEME? SI PUÒ E SI DEVE
Per costruire
oggi l’atleta di domani non bisogna avere fretta ma lavorare con calma
ed evitare la specializzazione precoce; complementarietà e
multisciplinarità sono concetti da applicare all’allenamento per far
divertire i ragazzi, indipendentemente dai risultati. Dal convegno
“Sport invernali e corsa in montagna: binomio possibile con i giovani?”,
che nel pomeriggio di oggi ha aperto la due giorni dei Campionati
italiani staffette giovanili di corsa in montagna a Lanzada, sono
arrivati messaggi forti e chiari. Temi di grande interesse illustrati da
relatori che hanno intrattenuto il folto pubblico formato da giovani
atleti, tecnici, genitori e appassionati riuniti in sala Maria
Ausiliatrice. Introdotto e moderato dal presidente della Fidal Lombardia
Giovanni Mauri, aperto dai saluti del sindaco Marco Negrini e del
presidente della Fidal provinciale Giovanni Del Crappo, il convegno ha
offerto spunti di discussione e dipanato molti dubbi.
Luca Del Curto, coordinatore tecnico della corsa in montagna della Fidal
Lombardia, promotore insieme alla Sportiva Lanzada, ha individuato le
due motivazioni alla base del convegno: affrontare un argomento di cui
si parla da sempre nella nostra realtà locale, arricchire i tecnici che
possono trarre suggerimenti e ispirazione da altre discipline. Due i
concetti chiave della corsa in montagna spiegati da Paolo Germanetto,
responsabile tecnico nazionale della disciplina: il bagaglio ampio di
esperienze sviluppato da giovane e coltivato nel tempo; la
finalizzazione specifica rispetto al contesto di gara. Germanetto ha
paragonato l’atleta della corsa in montagna a una macchina da rally, in
grado di cambiare marcia frequentemente per adattarsi a morfologia e
altimetria. Quanto correre e quanto camminare? Dipende dagli atleti,
generalmente si cammina tra il 15 e il 20%. La corsa in montagna è anche
una palestra di umiltà tecnica ed espressione di resistenza aerobica e
di resistenza alla potenza. Germanetto e Del Curto, sollecitati da
Mauri, hanno dispensato consigli a chi si avvicina a questa specialità:
il primo ha suggerito di prendere confidenza e innamorarsi dei sentieri
ma anche di avere l’umiltà di fare altre esperienze; il secondo ha
invitato i ragazzi a diventare giocolieri della corsa abbracciando la
montagna senza dimenticare la pista.
Ivan Murada, gloria dello scialpinismo valtellinese, oggi allenatore, ha
rivelato la sua ricetta: spesso si perdono i ragazzi perché gli
allenamenti sono monotoni, quindi bisogna alternare discipline diverse e
proporre giochi divertenti. Se il problema è che i ragazzi oggi stanno
molto in casa e percorrono solo 300 metri al giorno, contro i sei
chilometri dei coetanei degli anni Settanta e Ottanta, è importante che
si muovano. Lo svago e il divertimento non devono mai mancare nemmeno
quando, una volta cresciuti, iniziano la preparazione specifica su una
disciplina. Per Murada corsa in montagna e scialpinismo possono
convivere: lo sci assicura benefici alla corsa perché stimola il
metabolismo aerobico, garantisce un allenamento in quota, potenzia la
muscolatura, riduce il rischio di traumi, migliora la coordinazione.
Infine, Renato Pasini, campione mondiale di sci nordico, oggi tecnico
del Centro Sportivo Carabinieri, dopo aver spiegato che cos’è la
disciplina e la metodologia di allenamento che comprende la pratica di
altri sport, ha concluso che corsa in montagna e sci di fondo è un
binomio che funziona.
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